(o di cose scritte un oggi di mesi fa col senno di poi)
Sempre so dove sono e tocco in punti sconosciuti la fibra ferrosa dei miei confini, riconosco il fuoco che li percorre e chi prova a passarci attraverso. Spesso bruciano a lungo prima, consumando la soglia dell’incontro.
Ti cerco tardi. Stavi bruciando. Ti trovo. Riarsa.
Sei esattamente dove sono io anche se dove sono io non ci sei mai stata. Nel silenzio di una notte normanna quando le luci si spengono e la notte è un vetro screziato che rifrange gli eventi. Sei in tutto quello che non abbiamo fatto insieme, e in quello che insieme non ho fatto da sola. Nelle increspature notturne della Senna. Nello sfregio. Sei nella schiuma che affiora da una vasca di periferia. Nella sbronza gridata dall’inglese che scivola ora sul ciglio del marciapiede umido di rue tholozé. Sei nelle mie responsabilità. Nella botta di popper che evapora dopo aver scaldato le orecchie e chiavato le tempie. Leather cleaner: sei nel bavero dei miei mocassini. Sei nella sparizione presenza. Nelle Elegie duinesi di Rilke: /quante volte dal dolore sboccia un progresso beato/. Nella santità violata. Nella consistenza del tuo polso che invento da un ricordo piccolissimo. Sei nel perdono che non si dà e nella rabbia che non si risparmia. Nella lucidità senza trucchi. Nell’inganno che non mi appartiene ma ha infestato il silenzio, questa gramigna umana. Nella piccola grande rivolta delle insegne commerciali capovolte per non pagare le tasse. Nella veemenza dell’onestà. Sei in Camere separate. Sei nel disarmo, ma anche nella sommossa febbricitante delle banlieue. Nella irriducibilità a qualsivoglia forma di sottomissione. Sei nello spazio che ho difeso a sprangate. Sei contro. In un bacio rubato senza consenso. Sei bandiera piantata sulla superficie di un pianeta da colonizzare per una nuova specie. Sei il fiotto di sangue che sgorga da quella ferita. Nei sottotesti. Sei nell’azzurro obliquo del cielo di fine maggio, gli occhi tuoi. Nei morsi pretesi. Sei nella mia testardaggine una mina antiuomo calpestata di peso. Nella minaccia di un temporale che scroscia in un’altra città. In ogni esubero di immaginazione. Nello scotch per pacchi con cui una signora francese senza età ha appiccicato nel mezzo gli occhiali neri. Nei segreti sepolti nei Balcani. Sei nelle piccole rivolte di oggi che cambieranno qualcosa domani. Nel silenzio siderale e lontano di un’altra vita. Sei dove io arrivo in ritardo e dove tu non sei. Nelle parole che non vuoi. Infatti sei altrove. In altri orizzonti, tuoi solo. In quel ritornello sornione dei Pixies, sempre e soltanto mio. E non sei e ti accompagno mentre vai – ma c’è un pezzo di te che resta e si salva – nel bagno del Bataclan, con me. Un po’ sempre. Strazio.