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Antiche insonnie

È notte. È buio fuori, quindi è notte. Lei si è fatta la tisana, quella al finocchio. Depurativa, rilassante. Prima si è struccata, con cura, e mi piace… mi piace perché è l’unica, lei, che ancora lo fa con cura. Tutti gli altri cercano di tenersi il trucco addosso più che possono.
Sì, ma certo. È notte.
Si toglie i vestiti, lei, stancamente. Li appoggia alla sedia. Si volta verso di me. Tiene tra i denti uno sbadiglio. Poi senza sorriso, ma con dolcezza si gira verso di me.
“Perché non dormi?”
Perché non dormo?!
Mi risuona qualcosa dentro, quando me lo chiede, lei, e sarà quella campana di mezzanotte con la lingua di ferro, quella campana della chiesa del cimitero… sarà che, la notte, porca miseria la notte non finisce mica la mattina.
Ecco cosa, che non dormo.
Non dormo e basta. Mai sofferto d’insonnia io. Sono quella delle otto ore precise. Sempre dormito. Anzi, potessi sempre dormire fino a tardi, io… Eppure stasera non dormo.

Non dormo, non dormo perché mentre dormo succedono cose che non voglio che succedano. Non dormo perché mi sembra che tutti stiano dormendo, e non mi piace far parte del gregge. Un gregge fatto delle stesse pecore che dovrei contare per addormentarmi.
Non dormo perché la notte quella vera, nel suo silenzio, la notte è piena di pensieri, piena di parole che di giorno me le rubano i clacson. Non dormo perché i film più belli li fanno di notte, perché ho digerito male, perché ho di nuovo fame e vorrei teletrasportarmi al frigo. Non dormo, non dormo perché la notte più buia è il giorno che è appena finito, non dormo perché voglio sognare ad occhi aperti.
Non dormo perché da qualche parte un barbone ha freddo, un altro ha male ai piedi, un altro invece se la cerca, e decide di non tornare a casa.
Non dormo perché c’è chi la casa non se la può più permettere e non ha mai fatto il barbone, ma finirà per aver freddo, male ai piedi.
Non dormo perché il mio vicino di casa ha aperto un sito in cui vende le foto della sua ragazza nuda, e si vantano, che ci fa un sacco di soldi. Non dormo perché lei la considerano tutti un po’ mignotta, mentre invece le modelle del calendario Pirelli no. E forse hanno ragione.
Ecco. Non ho sonno perché sono fregata.

Non dormo, non dormo perché ho paura della paura degli altri.
Non dormo perché la gente conta più delle persone e se la gente si compra con trenta denari, le persone da sempre non si possono comprare.
Non dormo perché il moralismo è diventato rivoluzionario e l’estroversione conservatrice. Tutto è mischiato male. L’Italia è una ricetta con gli ingredienti giusti, ma nelle dosi sbagliate.
Non dormo perché è diventato eversivo pagare un biglietto dell’autobus, e quando lo paghi sono in due a odiarti: quelli che non l’hanno pagato, e quelli che te lo fanno pagare il doppio perché nessuno lo paga. Ma l’autobus non lo prendo più da un pezzo e allora dormo di più la mattina perché tanto con la macchina cinque euro cinque minuti e arrivo dove devo arrivare.
Ma dove devo andare?

Non dormo perché di giorno ci sono le telenovelas. Di notte ci sono i vecchi telefilm.
Non dormo perché piuttosto che il telegiornale, anch’io preferisco ricontrollare chi ha ucciso Laura Palmer.
Non dormo perché la libertà è diventata il volo di un moscone. Gira, gira, gira tutt’attorno a una gigantesca… Insonnia. No, non è insonnia. Mai stata insonne, io.

Non dormo, non dormo perché bisogna vegliare su quello che è rimasto.
Non dormo perché una volta un vecchio mi ha detto che le pistole, agli americani, gli avevano dato solo quelle inceppate. Quelle altre lo sapeva lui dov’erano. E il vecchio adesso è morto. Stanno morendo tutti, e si portano i loro segreti sottoterra, tanto nessuno è più in grado di capirli.
Non dormo perché non esistono i poveri ma belli. I poveri sono brutti, e la miseria imbruttisce anche gli animi, non è vero che il lavoro nobilita l’uomo, semmai lo fa mangiare, lo tiene occupato.

Solo che non dormo, perché non c’è più nessuno che ti insegna un mestiere, te lo devi inventare e siccome manca la fantasia ritorniamo ai mestieri più antichi della Storia.
Non dormo perché l’unico talent dei talent show è la mancanza di dignità che devi dimostrare. E per far vedere che sai cantare, ti riprenderono sotto la doccia, o mentre piangi.
Non dormo perché i quiz televisivi dove bisogna capire che lavoro fa una persona guardandolo in faccia sono troppo facili. È semplice, sono tutti disoccupati. Sono precari, anzi. Sono figuranti.
Non dormo perché Fante, Baricco, Proust, Hemingway.
Non dormo perché uno spagnolo l’aveva detto, della dictablanda: sembra una democrazia, invece è un fascismo col cazzo moscio. Un cazzo piccolo come quello del fascismo, ma è pure moscio.
Non dormo perché forse non è rosso come quello di una volta, ma il mio cuore batte ancora a sinistra.
Non dormo perché il comunismo, quello vero, faceva davvero schifo.
Non dormo, non dormo perché in questa Babele, ormai, parliamo tutti la stessa identica lingua: il css, l’html, qualche parola di inglese. Questione di mood, di groove, di fairplay. Il problema sono i nostri cuori, sono loro che parlano lingue diverse. Non ci capiamo più coi sentimenti.

Non dormo perché si può amare una persona e tradirla quotidianamente. ‘Perché tanto l’amore è un’altra cosa…’ Chi vuoi che ti rimproveri, se rompi un giuramento? Te stessa? Non dormo perché sì. Io sono la prima che non si vuole tradire.
Non dormo perché una volta la parola contava qualcosa, e adesso si fanno le smentite.
Non dormo perché ho delle multe da pagare, io. E finirà come per l’autobus. Perché alla fine sono i precari che pagano. I giovani, e i cinquantenni che vengono licenziati e non trovano più posto. E avranno freddo, e male ai piedi.
Non dormo perché il tempo del discorso, ora, è troppo lontano tempo della storia e non c’è nessuno a chiedermi perché mi giro e mi rigiro nel letto su un cuscino che domattina sarà la sacra sindone del trucco e del sudore.

Non dormo perché alla fine, lo so che non gliela darò vinta, lo so che non me ne andrò come tutti gli altri.
Non dormo perché Parigi,
Londra,
New York.

Ma a me piace ancora l’Italia.